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Tratto Dalla Conferanza Di Touquet Dell’AVEF (2003)
 

Il Concetto di Globalità Esaminato in Osteopatia e Medicina Tradizionale Cinese Attraverso un Esempio Concreto.

Tradotto da Elena Villa
 
Créé le : lunedì 18 agosto 2008 di Elena Villa, Patrick Chêne

Dernière modificaton le : lunedì 20 novembre 2017

Riassunto: in una serie di casi in cui il paziente equino è presentato alla visita per una zoppia persistente e localizzata al nodello di un arto anteriore in concomitanza a qualche disordine digestivo e una rigidità del treno posteriore, ci si serve della diagnostica osteopatica e dei concetti di medicina tradizionale cinese per mostrare che questi due problemi, apparentemente senza connessione, sono in effetti indissolubilmente
legati.

 A) Due Casi Tra I Tanti

Durante un periodo piuttosto breve nel mese di settembre mi si sono presentati alla visita numerosi cavalli, tutti con la seguente sintomatologia:

 una patologia persistente a carico del nodello anteriore destro (tendinite, peritendinite, distorsione) insensibile ai trattamenti impiegati nella medicina tradizionale;
 una rigidità del treno posteriore con risparmio del posteriore destro e alcuni disordini digestivi (presenza di gas, feci secche o al contrario poco consistenti).

Di questi due problemi il primo era il motivo della visita mentre il secondo poteva anche passare in secondo piano rispetto alla gravità della zoppia anteriore.

A partire da due casi rappresentativi di questo quadro clinico, osservabile frequentemente nell’esercizio dell’osteopatia, vedremo che non solamente il collegamento tra questi sintomi si può fare, ma che è auspicabile farlo.

AZAD:

Giovane stallone puro sangue arabo di cinque anni, utilizzato nell’endurance, è presentato alla visita per una peritendinite del tendine perforante (flessore profondo delle falangi) dell’anteriore destro. Tale patologia è curata da più di tre mesi con riposo e antinfiammatori non steroidei, oltre che con altri medicamenti locali. Il problema sembra però aggravarsi nuovamente, rischiando di compromettere la stagione sportiva del soggetto, cosa che motiva la consultazione.

Esame classico:

Visivamente il tendine interessato è leggermente tumefatto rispetto al controlaterale e alla palpazione presenta effettivamente una infiammazione della guaina tendinea che si traduce in un edema. Al passo si riscontra una leggera asimmetria nell’appoggio degli anteriori che diventa evidente al trotto.

Esame osteopatico:

Sono presenti delle disfunzioni, (alterazioni della mobilità articolare) a livello di sacro, quinta vertebra lombare (L5), cieco, T18 e T4, C7 e C0 (occipite), della spalla destra e del nodello anteriore destro. Queste disfunzioni vengono messe in evidenza con l’aiuto di test osteopatici di mobilizzazione passiva più o meno fine di ogni articolazione.

NEPTUNE:

Castrone da sella francese di dieci anni, utilizzato come cavallo da passeggiata, è presentato a seguito di una grave distorsione del nodello anteriore destro, curata con l’applicazione di una stecca di resina, il riposo e la somministrazione di antinfiammatori non stridei per due mesi. Purtroppo tre settimane dopo la rimozione della steccatura di resina il soggetto non carica l’arto, fatto che motiva la consultazione. Piccolo dettaglio: l’odore nel box è molto forte e le feci, di colore scuro sono molto maleodoranti.

Esame classico:

Il nodello anteriore destro è dolente alla palpazione, di volume raddoppiato rispetto al normale, la radiografia eseguita da un collega non evidenzia alcuna anomalia ossea significativa.

Esame osteopatico:

Sono presenti le seguenti disfunzioni: articolazione sacro-coccigea, L5 e L6, cieco, LI, T10, C7, C2, osso frontale destro, spalla destra, gomito destro e ovviamente nodello destro.

In questi due casi l’approccio sintomatico classico ha fallito nel risolvere totalmente il problema. La messa in conto delle disfunzione osteopatiche, cioè una perdita di mobilità di un tessuto rispetto ad un altro, ci permette di constatare che un esame classico non tiene conto dell’insieme delle tensioni muscolari e dell’esistenza di un problema digestivo minore.

Ma qual è l’interesse diagnostico e terapeutico di una un esame globale nella comprensione e nella gestione di questi casi? Un semplice esercizio intellettuale o un reale interesse?

Qui di seguito spiegheremo i principi base dell’osteopatia e della medicina tradizionale cinese per arrivare alla conclusione che l’interesse è più che reale.

  B) I Concetti Osteopatici Chiamati In Causa.

L’esame osteopatico permette, attraverso alcuni test, di trovare delle disfunzioni e non delle alterazioni tissutali che esulano da tale quadro. Una disfunzione osteopatica è la perdita di mobilità di un tessuto (più frequentemente quello osseo) rispetto ad un altro. Questa è la nozione di disfunzione osteopatica.

Classicamente è il concetto di “vertebra spostata”, che evidentemente non è dislocata, ma che semplicemente non può adattarsi a tutti i movimenti che le sono richiesti.

- Macro e micro movimenti adattativi

Una vertebra dovrebbe essere in grado di compiere una flessione verso il basso o al contrario verso l’alto, così come un’inclinazione verso destra o verso sinistra.

Un’articolazione come quella del nodello compie non solo un movimento di flessione/estensione, ma anche di abduzione ed adduzione, così anche il metacarpo deve essere in grado compiere una rotazione interna o esterna rispetto alla falange nonché una compressione/trazione.

Ristabilire questi piccoli movimenti adattativi è considerato di primaria importanza per il funzionamento corretto dell’articolazione.

La percezione manuale di una disfunzione di questo ordine è il segno di un funzionamento perturbato dei recettori propriocettivi e nocicettivi articolari, tendinei e muscolari.

È inoltre indicativa di una perturbazione del sistema simpatico responsabile del tono muscolare, nonché della stessa qualità del movimento, della vascolarizzazione e quindi anche della capacità dei tessuti di cicatrizzare.

Una manipolazione osteopatica ripristina questi movimenti adattativi, regolarizza di fatto il funzionamento dei recettori articolari e conseguentemente anche i neuroni responsabili.

- Disfunzioni primarie e secondarie

L’esame osteopatico permette di gerarchizzare le disfunzioni trovate, distinguendo disfunzioni primarie (più importanti e/o presenti da più tempo) da disfunzioni secondarie, dipendenti dalle precedenti e perciò non necessariamente da trattare. In ogni caso, per comprendere pienamente lo schema lesionale è importante analizzarle tutte, dagli zoccoli degli arti posteriori alla testa.

- Continuità dell’organismo: le catene muscolari e le fasce.

In effetti quest’ultima nozione ci costringe a riflettere sulla globalità: non è un nodello che è stato portato alla visita, ma un cavallo. Il tessuto fasciale, questa sorta di imballaggio che assicura forma e talvolta nutrimento, è in continuità attraverso una serie di “stazioni” successive da un capo all’altro del corpo. È proprio per continuità che una disfunzione in una regione distale può causare un’altra disfunzione questa volta prossimale; l’esempio più classico è quello della rotula, una sorta di tirante, collegata tra gli altri alla tibia e all’ala dell’ileo, ha un comportamento che in larga misura dipende da queste due ossa.

Siamo quindi arrivati alla nozione di catena muscolare e di catena lesionale adattativa. Quest’ultimo concetto ci lascia supporre che il sintomo osservato non sia che la fine di una lunga serie di disfunzioni e che non possa essere corretto efficacemente e stabilmente se non eliminando la disfunzione all’inizio della catena.

Il sistema nervoso simpatico: tono, funzione viscerale e vascolare.

Il sistema più adatto a spiegare i risultati dell’osteopatia è il sistema ortosimpatico, globalmente metamerizzato centralmente alla colonna vertebrale.

Lo studio di questo sistema effettuato da Irvin Korr [2] mette ben in evidenza che la disfunzione osteopatica si traduce in una diminuzione della soglia di sensibilità dei neuroni incriminati e che questo sistema, che Korr chiama lente neuronale, diviene ipersensibile a tutti gli stimoli che giungono ai recettori propri o di altre regioni del corpo. Un neurone colpito abbassa la sua soglia di reazione per tutte le sue funzioni, fatto che spiega perché una disfunzione vertebrale sia accompagnata da disfunzioni organiche, vascolari e cutanee (cfr. schema).
Come corollario, un’azione su una o l’altra di queste funzioni permette di agire su tutte quante. Nel nostro caso clinico una manipolazione di L5, il cui ganglio sottostante emette un ramo per quello sottostante L3, che gestisce il grosso intestino, permette di aiutare a regolarizzare la funzionalità cecale.

L’osteopatia ci consente di avere una visione di tutte le disfunzioni del corpo, è quindi uno strumento per riequilibrare attraverso la manipolazione l’insieme dell’animale, da cui deriva un miglior effetto sul sintomo osservato. Ci chiarisce inoltre la relazione tra patologia cecale e rigidità del dorso. Ci fa comprendere che nulla si può trascurare, essendo tutto collegato. Ma non ci permette di affermare una relazione NODELLO/CECO; infatti, la nozione di catena fasciale che collega L5 all’anteriore destro, per mia conoscenza, non è stata ancora trovata. Per la concettualizzazione dell’interrelazione tra queste due patologie è necessario rivolgersi alla medicina tradizionale cinese, molto ricca di spiegazioni legate da un comportamento di causa/effetto.

 C) I Concetti Della Medicina Cinese Chiamati In Causa.

- Il meridiano Grosso Intestino:

la medicina tradizionale cinese descrive dei meridiani sui quali circola in modo privilegiato l’energia del corpo. Qui prendiamo in considerazione il meridiano che gestisce la funzione del grosso intestino (cfr. schema). Esistono diversi punti particolari:

 punto YU: situato tra L5 e L6 secondo Shoen [3], è un punto di comando importante del meridiano GI posto sul meridiano vescica.

Ciò concorda con l’osservazione osteopatica di una disfunzione vertebrale a carico di L5 e con la perturbazione della zona riflessa del ceco.

 Punto SHU antico: punto d’ingresso del meridiano, associato agli elementi cinesi (acqua, legno, fuoco, metallo e terra). Nella zona del nodello, che presenta una disfunzione osteopatica associata ad una vera e propria lesione tissutale, troviamo i punti GI 2 (punto acqua) e GI 3 (punto legno) sulla faccia mediale, rispettivamente distalmente e prossimalmente al nodello stesso.

Un altro punto importante è il punto GI 11, punto di tonificazione situato sulla faccia laterale del gomito giusto distalmente all’articolazione; punto che nel quadro clinico considerato viene spesso trovato osteopaticamente in disfunzione.

Si constata quindi che una disfunzione osteopatica si può trovare nello stesso luogo di un punto d’agopuntura perturbato; quindi, malgrado un approccio concettuale differente, i due ragionamenti clinici lavorano sulle medesime disfunzioni.

Ed ecco come è possibile collegare L5 al nodello, secondo il concetto dell’agopuntura: si trovano entrambi sul medesimo meridiano dal funzionamento perturbato.

Nozione di elementi, legge d’attacco e della generazione e aspetto stagionale.

Possiamo spingere il ragionamento (4) comprendendo perché è il nodello a indebolirsi e non un altro punto del meridiano Grosso Intestino:

il meridiano Grosso Intestino è sotto l’influenza dell’elemento metallo; gli elementi hanno interazioni tra loro secondo la legge della generazione e dalla dominanza nel funzionamento normale. Il metallo è in interazione con l’elemento acqua per la legge della generazione e con l’elemento legno per la legge della dominanza. Ricordandosi che il nodello è inquadrato dai punti acqua e legno del meridiano Grosso Intestino è facile far discendere questa sua fragilità in caso di non rispetto delle leggi degli elementi.

Resta da spiegare perché si osservano patologie del nodello destro in settembre e di quello sinistro in primavera, associato in questa occasione ad una tensione più marcata sul gomito.

- In questo caso si può ragionare sulla circolazione del “Qi”.

L’energia percorre annualmente tutti i meridiani e ha un’attività annuale ciclica, massima in settembre, sul meridiano Grosso Intestino e minima sei mesi più tardi.
Il lato destro (piuttosto yin) sarà interessato da una patologia YIN al momento di massimo yang, mentre una patologia yang al momento di massimo calo energetico (momento yin), coinvolgerà il lato sinistro (piuttosto yang) e spesso il punto GI 11 di tonificazione, posto sul gomito.

Rivolgendosi agli estremi si spiegano facilmente certi aspetti che risultano problematici ad un primo approccio, anche se è necessario entrare in campi veramente poco consueti.

 D) Il Trattamento Messo In Opera

- Trattamento osteopatico. (5)

Attraverso diverse manipolazioni si ristabilirà la mobilità appropriata, con lo scopo di regolare le funzioni del sistema simpatico coinvolte, tenendo conto dello schema lesionale. Queste saranno manipolazioni strutturali, muscolari, riflesse o funzionali.

In particolare in questi casi converrà insistere sul trattamento:

della vertebra L5,

con una manipolazione ripetuta e di lunga durata sulla zona di riflessione del ceco fatta dal proprietario (un massaggio lento e profondo della zona, con il cavallo che si “appoggia” alla mano);

del nodello, mobilizzando tutte le strutture seguendo tutti i piani dello spazio, per ripristinare fluidità e libertà dei tessuti. Si può anche utilizzare la tecnica particolare del V. spread, tecnica liquida che aiuta a dissipare le infiammazioni locali;

tutte le altre disfunzioni importanti;

- La disfunzione digestiva.

Non si tralascerà di modificare la razione per favorire una migliore digestione, diminuendo l’apporto di glucidi e proteine a favore di un maggior quantitativo di fibre. Soprattutto si incrementerà la flora intestinale con i prodotti normalmente presenti in commercio. Tutto ciò con lo scopo di apportare un miglioramento della fermentazione cecale, in modo da diminuire il volume dell’organo all’interno dell’addome, ridurre i segnali inviati dai recettori e di conseguenza anche la tensione muscolare addominale e delle ultime vertebre lombari.
Il cavallo caricherà quindi meglio a destra, sarà meno riluttante nelle partenza al galoppo e non defecherà più dopo qualche minuto dall’inizio della sessione di lavoro, le feci inoltre avranno un aspetto migliore.

 Conclusione:

La questione è quindi se sia importante occuparsi del posteriore per curare l’anteriore.

Abbiamo ora una spiegazione teorica del perché possa esserci concomitanza di sintomatologia tra nodello e vertebra L5, ma cosa dobbiamo farne?

La risposta dal mio punto di vista è data dai risultati dei due casi presentati:
Nettuno comincia ad appoggiare a terra l’arto dopo una settimana, il suo nodello si sgonfia e qualche altra visita supplementare permette di avere un ragionevole risultato: nessuna zoppia al passo;

quanto ad Azad, è stato rimesso in allenamento una settimana dopo il trattamento, senza che la ripresa del lavoro abbia fatto comparire nuovamente tumefazione e zoppia.

Se ancora avessimo dei dubbi basta la telefonata del proprietario di Azad sei mesi più tardi (in primavera… Yang): “il nodello di Azad si è gonfiato la settimana scorsa, gli ho ridato il probiotico ed è passato molto rapidamente”.

È un peccato che la nostra medicina accademica abbia difficoltà a fare propri questi strumenti concettuali, che sono l’osteopatia e la medicina tradizionale cinese, perché secondo noi possono essere di grande aiuto nella comprensione e nel trattamento di numerose patologie.

<diapo64>

Bibliografia:

1-les chevaux m’ont dit. Dr Dominique Giniaux Ed; cheval magazine.

2-bases physiologique de l’ostéopathie. Irvin Korr ED. frison roche

3-veterinary acupuncture schoen Ed.mosby

4-traité d’acupuncture vÈtÈrinaire Dr Frédéric Molinier

5-"une consultation d’ostéopathie.." K7 vidéo. Dr P. Chêne Ed vetosteo.com



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