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118 – Antibiotico-Resistenza ?

Créé le : lunedì 18 settembre 2017 di Ivo Lalla

Dernière modificaton le : lunedì 18 settembre 2017

Un cavallo castrato frisone ci è stato portato nella nostra fattoria di cure osteopatiche per completare con medicine alternative un trattamento prescritto da una clinica equina. Questo cavallo « F », di 16 anni, ha avuto un’ostruzione esofagea seguita da polmonite ab ingestis, circa un mese prima dell’arrivo in fattoria. La sinusite e la polmonite consecutive a questo episodio hanno messo seriamente in gioco la sua prognosi vitale. Le cure intensive hanno permesso a « F » di salvarsi, e uno degli esami complementari ha messo in evidenza il batterio ritenuto responsabile dell’infezione polmonare. L’antibiogramma ha mostrato che quest’ultimo è sensibile unicamente al cloramfenicolo. Un problema evidente si pone : essendo vietato l’utilizzo del cloramfenicolo in medicina veterinaria, la prescrizione antibiotica fornita (che è un altro antibiotico, a cui il batterio non sembra sensibile, stando ai risultati dell’antibiogramma) per la durata di un mese non ha luogo di esistere, e non sembra soddisfacente né da un punto di vista razionale, né riguardo al problema dell’antibiotico-resistenza che occupa un posto di spicco nell’attualità della nostra professione.

Dopo un mese di ospitalizzazione in clinica, « F » arriva qui da noi alla fattoria. Ha della febbre al di sopra dei 39°C, una tosse profonda, uno scolo nasale abbondante e di odore nauseabondo. L’ultima ecografia aveva mostrato degli ascessi polmonari numerosi, il cui volume provocava la stasi linfatica sternale (confermata anch’essa all’ecografia). A quel punto, era difficile immaginare l’esito di questa storia, vista la situazione precaria di « F » e visto che il trattamento instaurato finora era più sintomatico che eziologico.

I proprietari hanno pensato che un approccio diverso dall’Allopatia potrebbe aiutare « F » a guarire. Noi abbiamo proposto un approccio di medicina integrative, che include medicina veterinaria “classica”, osteopatia, aromaterapia. Ecco qui di seguito un riassunto dei concetti e dei trattamenti messi in atto, che hanno chiesto un po’ di sforzo per riuscire a pensare in modo “alternativo”.

Abbiamo effettuato il trattamento antibiotico per 5 giorni (anziché per un mese), soprattutto per evitare che la situazione di stress (trasporto, cambio di ambiente, presenza di un dromedario nel paddock vicino) provochi l’aggravamento dell’infezione. Abbiamo scelto di interrompere il trattamento antibiotico perché secondo noi non influisce sul germe incriminato e, in questo caso, ci sembra che la priorità sia di rinforzare l’immunità del paziente piuttosto che di continuare a distruggere i microbioti. Tra tutti gli altri trattamenti sintomatici preconizzati, scegliamo di continuare unicamente la N-acetil-cisteina, per fluidificare le secrezioni. Contiamo sull’osservazione, i trattamenti osteopatici, l’aromaterapia e l’alimentazione per gestire questo caso.

L’osteopatia, quella che si serve della tensegrità tissutale (in extenso quella che considera il citoscheletro e la meccanotransduzione prima di considerare la chimica cellulare), mette in evidenza una forte anomalia della forza di trazione midollare al livello della schiena di « F », che è insellata da diversi anni.

Questo insellamento (che vediamo su questa foto di « F » quando aveva 6 anni) non è un dettaglio, poiché l’esperienza clinica ci ha mostrato che la cosiddetta « neuro-immunità » dipende dalla tensione fisica del midollo spinale (che è tesa tra le vertebre, come il filo di una collana di perle), e che modulare questa tensione permette di regolare entro certi limiti l’immunità globale del paziente. In questo modo abbiamo accesso al trattamento di patologie come la bolsaggine o la dermatite estiva.

Grazie a questo approccio osteopatico abbiamo notato inoltre una forte tensione sulla loggia viscerale toracica (il che sembra facilmente intuibile, dati i sintomi), ma anche sulla sfera addominale, e sull’intestino crasso (« GI » nella legenda) in particolare. I conoscitori di medicina cinese tradizionale non saranno stupiti, dato che secondo questa disciplina polmone e intestino crasso sono strettamente legati. Da questo punto di vista, è possibile curare i polmoni solo curando prima di tutto l’intestino crasso (con tecniche osteopatiche e prendendosi cura dei microbioti intestinali). Nel corso di un mese, abbiamo effettuato una decina di sedute di osteopatia, durante le quali abbiamo seguito l’evoluzione delle tensioni : abbiamo osservato che l’eccesso di forza di trazione midollare è stato risolto alla prima seduta, il che ha avuto un effetto immediato sulla schiena insellata e (lo speriamo) sull’immunità ; che le tensioni digestive sono state risolte in pochi giorni ; e che le tensioni sul polmone hanno necessitato di più tempo per risolversi (circa una decina di giorni). L’ipotesi del nostro lavoro è che la patologia polmonare è stata molto grave innanzitutto perché l’insieme « midollo spinale-intestino crasso-polmone » era perturbato da molto tempo, e che lo fosse in maniera asintomatica.

Riguardo all’aromaterapia, il trattamento è stato a base di lavanda : 12 goccie mattina e sera per via orale. L’olio essenziali di lavanda, oltre di avere proprietà antisettiche, è soprattutto uno stimolatore dell’immunità. Abbiamo scelto la via di somministrazione orale anziché quella dell’inalazione perché la presenza di pus nei bronchi poteva potenzialmente diminuire l’efficacia del trattamento. Dopo 15 giorni di trattamento, la lavanda è stata sostituita dal dragoncello (7 gocce mattina e sera, per ancora 15 giorni), ancora meno antisettico e ancora più immuno-modulatore. Poi nessun altro trattamento di aromaterapia.

Per quanto riguarda l’alimentazione, « F » è abituato a mangiare dell’erba e a delle razioni ricche in glucidi, così in un primo momento accettava solo dell’erba ricca e verde. Non accettava il fieno, e ancora meno il fieno bagnato e leggermente fermentato (24h in acqua arricchita), ricco di probiotici. Eppure i glucidi bloccano i recettori del gusto amaro, i quali servono al tempo stesso a stimolare l’immunità delle mucose (IgA, funzionamento delle ciglia delle mucosa). Perciò continuiamo a proporre a « F » la razione di fieno, e troviamo un compromesso : 1/3 di fioccato fibroso con tappi di fieno senza melassa, mischiato a dell’acqua ricca di probiotici. Alla fine, « F » accetta anche il fieno secco.

10 giorni dopo l’inizio delle cure, « F » è sulla via della guarigione : tossisce molto di meno, los colo nasale è molto meno frequente e di odore meno nauseabondo, l’edema sternale è sparito. Un mese dopo, va molto bene, e può tornare a casa sua. Questa foto è stata presa al ritorno nel suo pascolo.

La descrizione rapida di questo caso non serve a sapere chi o cosa è stato determinante nella guarigione di « F » : i due modi di pensare (allopatico e alternativo) sono stati per me importanti e necessari, e sono cosciente di aver preso un treno che andava già sui suoi binari, spinto da un’équipe rispettabile. Ma questo caso ci fa riflettere su delle problematiche molto attuali nella nostra professione :
La posizione delle medicine complementari nell’arsenale terapeutico non dovrebbe più essere un anneddoto che fa ridere la platea, ma dovrebbe far parte integrante della diagnosi in prima intenzione : nel caso di « F », la schiena insellata, la tensione intestinale e la razione ricca in glucidi (problema di immunità) erano preponderanti per capire la gravità dell’infezione polmonare ; introdurre questi concetti già dall’inizio avrebbe permesso di risparmiare tempo, energia, farmaci, denaro…

Prescrivere sul lungo termine (due mesi) un antibiotico che non si ritiene efficace sotto pretesto che l’antibiotico teoricamente efficace è indisponibile, assecondando il nostro modo di pensare che ha reso automatica la prescrizione di antibiotico in caso di un’infezione, ci sembra poco scientifico e pone, dal moi punto di vista, un problema fondamentale quanto ai fenomeni di antibiotico-resistenza e rispetto alla nostra parte di responsabilità collettiva.

Infine, una delle problematiche sollevate di recente sulla motivazione dei giovani veterinari (di cui 20% abbandonano la pratica clinica pur avendo il diploma in tasca) mi sembra venire da questa stessa constatazione : l’equazione dolore = antiinfiammatorio e infezione = antibiotico sono sempliciste, e ci mettono ulteriormente al giogo della legislazione e delle industrie farmaceutiche, facendo di noi dei savi che eseguono ordini senza prospettiva intellettuale. Eppure, per quello che mi riguarda, provo un grande piacere a partecipare alla soluzione di casi « gravi » utilizzabdo dei concetti considerati « al di fuori dei dati della scienza », e questo piacere concorre alla voglia di insegnare ai giovani a meditare.



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