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La Visita Osteopatica

Traduit du Français par Elena Villa
 
Créé le : martedì 29 luglio 2008 di Elena Villa, Patrick Chêne

Dernière modificaton le : martedì 3 maggio 2011

Il vostro amico animale viene sottoposto ad una visita osteopatica. Se è la prima volta, sicuramente vi sorgeranno alcune domande. In effetti, la diagnosi, il trattamento e la valutazione prognostica non hanno nulla a che vedere con l’approccio della medicina tradizionale. Ecco in semplici parole una spiegazione di ciò che è una visita osteopatica:

A) Che cosa si cerca…

Si cercano delle disfunzioni osteopatiche, cioè una perdita della mobilità di un elemento rispetto ad un altro, causata da contratture muscolari superficiali e soprattutto profonde.

Il sistema nervoso può essere separato in due parti:

• il sistema nervoso volontario, che attiviamo quando vogliamo, per esempio, sollevare un oggetto;

• il sistema nervoso autonomo (SNA) che determina il movimento dei diversi organi (cuore, intestino) e cosa che più ci interessa, regola il tono muscolare. Quest’ultimo è quindi un testimone dell’attività del SNA e ci permette altresì di modificare l’azione stessa del SNA su muscoli e organi, per esempio, agendo su punti riflessi.

Dunque questa parte del sistema nervoso è sì chiamata autonoma, ma può essere modificata per far reagire differentemente l’organismo.

Distingueremo quindi la lesione intesa in senso medico come un danno all’integrità di un organo e la disfunzione osteopatica come un problema funzionale (le strutture sono integre ma c’è un malfunzionamento delle stesse).

Facciamo un esempio:

• Contrattura anormale e permanente che è causa di dolore: è il concetto popolare di vertebra “spostata” (termine improprio), cioè una contrattura dei muscoli paravertebrali profondi che determina una restrizione nella mobilità della vertebra sottostante, che in nessun caso è dislocata nel senso anatomico del termine.
• Iper o ipo attività di un organo: nel caso di una cagna che non va in calore nel periodo abituale, l’ovaio può essere integro, ma non “funzionare” correttamente.

La disfunzione osteopatica è unicamente funzionale. Le tecniche osteopatiche saranno risolutive solo per patologie che ricadono in questa categoria. Se è presente un danno all’integrità dei tessuti non rappresenteranno che un aiuto e altre soluzioni dovranno eventualmente essere messe in opera.

Conviene quindi sempre porsi la questione se l’osteopatia è da sola sufficiente per risolvere una data affezione.

Cercherò quindi ogni volta di darvi il mio punto di vista per fornirvi una guida.

Ma nei miei spostamenti non ho ne il tempo ne il materiale per fare una diagnosi medica classica e perciò in caso di dubbio vi consiglierò di contattare il vostro veterinario, per eliminare le patologie classiche, prima o dopo la mia visita.

B) Come trovare una disfunzione osteopatica.

Per diagnosticare queste disfunzioni si fa appello a:

1) senso tradizionale del tatto:

sufficientemente allenato permette di determinare un certo numero di contratture. Si ricercano modificazioni nelle fasce connettivali (dolore, consistenza) e le contratture dei muscoli che circondano la vertebra in disfunzione con differenti tecniche ( palpazione, rotazione; apprezzamento della mobilità di una struttura…). Ma per la sovrapposizione di molte strutture e la non facile delimitazione delle diverse zone questo metodo richiede una grande pratica per non essere indotti in errore.

2) senso propriocettivo del tatto:

permette di percepire il movimento respiratorio primario (MRP), questo concetto è tipicamente osteopatico ed è il fondamento stesso dell’osteopatia.

Secondo la teoria più accreditata, questo movimento ha inizio nel cervello, dove le cellule gliali si contraggono circa quindici volte al minuto, determinando un moto ondoso nel liquido cefalo rachidiano, che, per diversi meccanismi sui quali non mi dilungherò, è percepibile ovunque nell’organismo.

Misurato sulla capacità di contrazione del cranio umano, quest’onda ha una ampiezza di circa quindici micron. Non risulta quindi visibile, né percepibile con una palpazione abituale, solo un lungo allenamento permette di apprezzarne normalità o anormalità.

Ciò che è importante sottolineare è che si verifica una perturbazione del moto dove sono localizzate delle disfunzioni osteopatiche.

Une grande parte della visita consiste nel cercare queste zone di ridotta mobilità (dette in restrizione).

C) Perché Le Disfunzioni Trovate Sono Cosi Importanti?

Quando si ha a che fare con un sintomo riguardante l’apparato locomotore o con un dolore alla colonna, il legame tra la contrattura e il dolore è evidente ed è altrettanto evidente che togliendo detta contrattura il sintomo sparisce.

Ciò che appare meno nettamente, secondo la nostra percezione abituale del corpo, è che queste contratture sono sotto la dipendenza di un ganglio simpatico, che controlla anche altri e spesso distanti territori muscolari, nonché organi o parti di essi. Una contrattura può perciò essere la testimone della disfunzione di un organo, eventualmente dando luogo essa stessa ad un disagio.

Ma la cosa più importante è che sciogliendo queste contratture si aiuta a regolarizzare il funzionamento dell’organo in relazione.

L’esempio tipico è quello di un cane di piccola taglia che presenta una gastrite cronica da ipermotricità e che dopo una sola manipolazione smette di vomitare.

D) Come Si Eliminado Le Disfunzioni Osteopatiche ?

Conviene trattare tutte le disfunzioni importanti riscontrate e non la sola oggetto della visita. Questo può, per esempio, farci rivolgere l’interesse prima alla parte posteriore, quando è quella anteriore ad essere dolente e quindi motivo della consultazione!!!

Diversi gruppi di tecniche possono essere utilizzate:

• Le tecniche strutturali:

sono le più conosciute (far “scrocchiare” le vertebre), le più spettacolari, ma necessitano di un paziente più che collaborativo; da cui una certa difficoltà nel metterle in opera. In qualche caso possono essere controindicate, se applicate senza precauzioni (osteoporosi; tumori ossei; ernie discali).

Possono essere utili nella manipolazione della giunzione toraco lombare, molto delicata nel cane e con queste molto facilmente normalizzabile (trust; johns etc…).

• Gli aghi dell’agopuntura.

Questa non è una tecnica osteopatica. Considero questi due punti di vista sufficientemente simili, avendo io stesso constatato che un ago permette di togliere una disfunzione ostepatica quando infisso nel punto cardine (o punto di massima immobilità) e diretto verso l’artrodia se si tratta di una vertebra, così come in certi punti per le piccole ossa (per esempio del tarso). (in alcuni casi un dito può sostituire l’ago).

• Tecniche miotensive:

utilizzano il principio secondo il quale dopo una contrazione forte il muscolo attraversa un periodo di refrattarietà in cui si lascia facilmente allungare.

• Tecniche funzionali:

la mano allenata non solo percepisce l’MRP (movimento respiratorio primario) ma ha anche un’azione su quest’ultimo e può immobilizzarlo in una posizione estrema, o centrale e obbligarlo così a riprendere un moto più regolare. Contrariamente alle metodiche strutturali, si procede nel senso della lesione, non contro di essa; si tratta quindi di tecniche più dolci. Molte sono le tecniche esistenti (V spread de upleger, etc…).

Ciascun osteopata, secondo le sue percezioni e inclinazioni, utilizzerà tecniche anche fortemente differenti per uno stesso paziente.

Ogni caso clinico ha il suo trattamento, ma solo in via generale. La mia scelta cade su metodi poco appariscenti, a scapito del “crac”, che non sempre sarà udito.
Questa scelta ha tre ragioni principali:

• solo le tecniche strutturali hanno delle controindicazioni e possono in qualche caso aggravare la lesione;
• queste tecniche esigono un paziente molto collaborativo, che non faccia movimenti improvvisi all’ultimo momento, cosa non facile da ottenere coi nostri compagni cani, gatti o cavalli;
• proprio nel caso dei cavalli ritengo che la massa muscolare da manipolare sia un po’ troppo… importante per me!!!

E) Dopo La Visita…

Durante la visita ci sono due fasi, più o meno sovrapposte: la percezione dell’MRP e l’eliminazione delle disfunzioni trovate. Questo si traduce in un rilassamento muscolare molto importante e una sensazione di benessere per l’animale:

• il cane si sdraia sul tavolo e respira rilassato
• il cavallo sospira, socchiude le palpebre e abbassa la testa.

Segue quindi un periodo di circa tre giorni in cui il SNA reagisce in modo imprevedibile e individuale:

• nessun problema apparente;
• miglioramento molto netto ma fugace;
• possibile lieve peggioramento, sempre di breve durata;
• comparsa di sintomi che possono non avere nulla a che vedere con la patologia di partenza (lieve diarrea, edema degli arti, etc…).

Poco importa, queste reazioni del sistema simpatico possono verificarsi ma non sono in alcun caso allarmanti.

Attenzione però ai possibili traumi supplementari e alle malattie che possono manifestarsi indipendentemente, come la piroplasmosi… o il caso di un animale che non avendo più dolore aumenta il livello di attività peggiorando la sua situazione.

Il risultato definitivo si osserva come minimo dopo due settimane dalla manipolazione. È a questo punto che si può determinare:

• la percentuale di remissione;
• le modificazioni comportamentali, sovente precedenti la remissione dei sintomi che erano il motivo della visita;
• la modificazione dei sintomi: nell’intensità, nella frequenza e nel modo in cui il paziente convive con la sua condizione.

Non è possibile fornire una prognosi precisa dopo una sola seduta. I risultati dipendono non tanto dalle disfunzioni trovate, quanto dalle reazioni del SNA in questi quindici giorni. Tali reazioni variano in base alle capacità del soggetto di reagire, alla cronicità della lesione e alle altre strutture e condizioni che mantengono la disfunzione.

Un miglioramento netto non obbliga ad una visita di controllo, ma quest’ultima mi permette di togliere le ultime lesioni e apprezzare a fondo l’evoluzione del paziente.

Un miglioramento netto ma insufficiente può necessitare di una o più ulteriori visite di controllo.

Un risultato negativo deve far riflettere sull’esistenza di una lesione nel senso tradizionale del termine, ipotesi che necessita di esami complementari da concordare con il veterinario curante. Se da questa ulteriore indagine non risultassero patologie sottostanti bisogna perseverare, spesso la risposta è alla fine del cammino…

Vorrei attirare la vostra attenzione su di un ultimo punto, l’eliminazione di una tensione compensatoria con la manipolazione può rendere manifesta una lesione medica in senso stretto, lesione che è necessario diagnosticare e trattare imperativamente nel momento della comparsa.

L’esempio classico è quello di un cavallo poco fluido nelle andature, con una leggera zoppia della quale nessuno ha trovato l’origine poiché il quadro clinico è poco accentuato e complesso. In questo caso l’eliminazione delle compensazioni del dorso o della parte più alta dell’arto possono portare dopo qualche giorno a:

• un’infiammazione più importante di un tendine, mettendo così l’accento sulla lesione occulta che vi impensieriva da mesi…
• La comparsa di un ascesso o di una molletta articolare che prima avevano un contenuto troppo esiguo per essere visibili.

Spero che quanto esposto vi permetta di meglio comprendere i risultati che seguono una visita osteopatica.

Per saperne di più:

• L’ostéopathie exactement. Lionnel Issartel. Ed Robert Laffond.
• L’ostéopathie, la santé au bout des mains Gérard Sueur. Ed le livre de poche
• Comment soigner autrement votre animal de compagnie sous la direction des Drs Monito et Arvy éditions DERVY.

Consigli Per I Giorni Che Seguono La Visita:

La visita ha modificato lo schema propriocettivo della vostra cavalcatura, da qualche ora a due o tre giorni di riposo sono i benvenuti. Il riposo non significa in nessun caso dire confinamento in box. Il vostro cavallo sarà più calmo se rispetterete le sue abitudini di vita. La sola differenza è che il lavoro è sostituito da una passeggiata alla lunga.

Il periodo seguente, per un cavallo che aveva alcune disfunzioni dolorose o che ha subito una manipolazione recente, può prevedere un lavoro con il cavaliere a terra e alla lunga per qualche giorno.

È infine possibile riprendere il normale lavoro in sella favorendo quei movimenti che portano una certa scioltezza.

Durante il lavoro e per i successivi quindici giorni è di primaria importanza evitare di forzare l’animale per ottenere il movimento desiderato, poiché una simile condotta ha l’effetto di rinforzare la contrattura. È importante impostare il lavoro sui movimenti inversi, cioè favorire l’accorciamento dei muscoli che erano in tensione, limitando così il riflesso di contrazione per eccessivo allungamento.

Avertimento importante:

una zoppia non è mai la principale indicazione per una visita osteopatica, conviene sempre assicurarsi con il proprio veterinario curante che non esistano lesioni sottostanti prima della manipolazione. Allo stesso modo un risultato dubbio dopo uno o due trattamenti richiede un esame medico tradizionale per approfondire la condizione del paziente prima di continuare sulla via dell’osteopatia.

Essendo itinerante e quindi lontano dall’ambulatorio, ho scelto di lavorare in collaborazione con il vostro veterinario curante e dunque, per scelta, non ho né i materiali né il tempo di fare io stesso un percorso diagnostico diverso da quello osteopatico, cioè funzionale, ovvero di ricerca delle tensioni muscolari.



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